1. Quali sono le forme principali di contributi a fondo perduto?
Il credito d’imposta è una forma “indiretta” di fondo perduto: l’azienda non riceve denaro, ma un diritto di compensare imposte future. Per questo:
- È vantaggioso se l’impresa ha sufficiente debito fiscale da compensare.
- È “meno spreco” per l’ente erogatore: non deve erogare liquidità immediata.
- Si tratta di un incentivo fiscale, con regole tributarie precise.
Perché non sempre viene scelto in un bando
- Non tutte le imprese generano imposte sufficienti a utilizzarlo in tempi brevi.
- La tempistica può essere lunga prima che diventi utilizzabile.
- I bandi che devono erogare liquidità preferiscono contributi diretti.
Il contributo in conto capitale consiste nell’erogazione diretta di fondi per investimenti strutturali (immobili, infrastrutture, opere). Rafforza il patrimonio aziendale.
Curiosità
- Si iscrive in una riserva del patrimonio netto o come sopravvenienza attiva vincolata.
- Non entra subito nel conto economico: finanzia investimenti, non costi.
- Serve attenzione allo sfasamento tra competenza e cassa.
Il contributo in conto impianti è vincolato all’acquisto di beni ammortizzabili. Il contributo esiste solo se l’investimento viene effettivamente realizzato.
Differenze rispetto al conto capitale
- Condizionalità più severa: il bene deve rispettare esattamente i requisiti del bando.
- Incide sugli ammortamenti riducendo il valore ammortizzabile.
- Fiscalmente può generare sopravvenienze attive proporzionali agli ammortamenti.
Gestione contabile e fiscale
- Si iscrive tra riserve vincolate o come rettifica delle immobilizzazioni.
- Richiede analisi per determinare la quota che riduce il valore ammortizzabile.
- Possono emergere imposte differite se riconosciuto prima dell’ammortamento.
Il contributo in conto esercizio finanzia costi operativi (consulenze, affitti, personale, gestione). Serve a sostenere la fase attiva del progetto.
Caratteristiche
- Rileva subito nel conto economico come provento.
- Fiscalmente tassato nell’esercizio di competenza.
- Non incrementa il patrimonio, è dedicato a costi correnti.
- Più rischioso in caso di revoca perché già registrato nei ricavi.
Quando viene scelto
- Progetti con forte fabbisogno operativo.
- Bandi per startup o innovazione.
- Misure che legano l’erogazione a performance verificabili.
Limiti
- Se l’impresa è fragile può usarlo per spese non strategiche.
- Pesa subito sulla redditività.
- Richiede documentazione molto rigorosa.
2. Perché la forma tecnica influisce su contabilità e tassazione?
Il trattamento fiscale dipende strettamente dalla tipologia di contributo:
- Crediti d’imposta: riducono le imposte ma non generano ricavi.
- Contributi in conto capitale o impianti: si iscrivono tra riserve o risconti e confluiscono a conto economico in base agli ammortamenti.
- Contributi in conto esercizio: entrano nei ricavi e sono tassati.
Un errore di classificazione può portare a rettifiche di bilancio, restituzioni e sanzioni.
3. Esistono vincoli o criteri di cumulabilità tra contributi?
Sì, e incidono fortemente sulla strategia finanziaria:
- Limite de minimis: 300.000 € in 3 anni salvo eccezioni.
- Alcuni contributi non sono cumulabili sulle stesse spese.
- Il cumulo è ammesso solo se il bando lo consente e nel rispetto delle norme UE.
Serve una valutazione preventiva per evitare sprechi o incompatibilità.
4. Come scegliere il regime giusto e pianificare il contributo?
La scelta deve massimizzare vantaggi fiscali e gestionali:
- Il credito d’imposta è utile se l’impresa ha imposte da compensare.
- Il conto impianti è ideale per beni strumentali.
- Il conto esercizio sostiene attività operative immediate.
- Il conto capitale rafforza il patrimonio e i rating bancari.
È essenziale analizzare la norma istitutiva, preparare un piano economico coerente e una rendicontazione precisa.